Fra Elia parla alla conferenza dei sacerdoti a PERTH
Fra Elia: “Cari fratelli, noi abbiamo una grande responsabilità perché siamo stati scelti dal Signore per portare la sua parola ...”
Ora i Sacerdoti fanno domande e ribadiscono che fra’ Elia ha delle “cose particolari” per dimostrare di essere un inviato del Signore, e loro no. Per questo motivo la loro vita sacerdotale è più difficile.
Fra Elia con la sua solita veracità risponde: “Non è così … il ragazzo che giocava al pallone non sapeva che io avevo “queste cose” … lui ha notato soltanto la mia gentilezza verso di lui, la mia offerta d’amicizia … ne ho visti tanti qui … hanno la vocazione e hanno bisogno di una guida, di un dialogo. Non bisogna lasciarli scappare. Bisogna intervenire subito. Quando entrate in chiesa, guardate chi c’è … state cinque minuti ad osservare … e poi invitate qualcuno a pranzare con voi …
Un sacerdote dice: “ da un anno sto parlando con 10 ragazzi “.
“ Bene !” Risponde fra’ Elia: “ Ora è tempo di sapere cosa faranno da grandi. Stimolali a parlare, e a qualcuno potrai dire: è ora che tu vada in seminario. Scuotili e mettili in confusione ! Forse, così facendo, provocherai una crisi di crescita … ma ben venga ! Aiutali a non aver paura. Devono diventare forti e coraggiosi. E il tuo aiuto sarà fondamentale.
A noi religiosi ci tocca combattere per la nostra fede. Io sono burbero, non ho peli sulla lingua, ma faccio tutto ciò che bisogna fare per i miei ragazzi.
Ci sono alcuni insegnanti, anche nei seminari, che non hanno Dio nel cuore. Come possono insegnare se non hanno il Paradiso dentro di loro ?”
Alcuni gli dicono: “Se avessimo saputo prima del tuo arrivo, avremmo organizzato grandi incontri per la gioventù …
vieni un’altra volta ?”
Sorridente fra Elia risponde: " Ma a voi che vi manca ? Sapete parlare ottimamente inglese, siete bravi, e non avete bisogno di me ! ".
Un sacerdote di mezzetà dice: “ Qui il grande problema è la gioventù, e tu ci potresti aiutare. E’ meglio che ritorni. Occorre spiegar bene chi è Dio. Loro non lo conoscono e tu lo sai presentare bene “.
Fra Elia: “Vedremo … Vi raccomando le confessioni, aiutateli a liberarsi dei loro pesi …"
Ancora lo stesso sacerdote rincara la dose e dice:“ Tu devi ritornare. Chiederemo al nostro Arcivescovo di poter organizzare un Seminario di 3 giorni per noi sacerdoti e uno di 2 giorni con i giovani … è necessario ... “
A tavola accanto a fra’ Elia c’era un anziano sacerdote ex-anglicano e vedovo. Convertitosi al cattolicesimo ha fatto per tanti anni il parroco in una comunità multietnica. Ottimo predicatore e abile conversatore. Prima di diventare un prete cattolico era sposato e aveva figli e nipoti. Poi la moglie morì ed ora era arrivato al momento del suo congedo.
Il sacerdote si rivolse a fra elia esordendo: “ Caro fra’ Elia, ora finalmente sono arrivato alla pensione, e non vedo l’ora di poter fare finalmente il nonno …”
Fra’ Elia, con la sua perspicacia rispose: “ Sono contento per te, ma non devi dimenticare che tu rimani un ministro di Dio e al suo servizio, quindi non dimenticare anche di fare il nonno agli altri bambini della tua ex-parrocchia ! Tu sai come si fa …”.
All’altro lato accanto a fra’ Elia un giovane sacerdote americano ed uno indonesiano. Ambedue in difficoltà per problemi di comunicazione. Infatti la maggior parte dei sacerdoti residenti in Australia sono molto isolati nei grandi spazi delle loro parrocchie. Non riescono a comunicare tra di loro e soprattutto trovano difficoltà nell’evangelizzazione. Le distanze sono immense, le fattorie isolate, i luoghi di lavoro distanti ed il tempo molto scarso per riuscire a fare tutto. Anche per riuscire a radunare persone nelle chiese. Spesso il sacerdote si sente solo. Questi giovani sacerdoti sono venuti per chiedere consigli a fra’ Elia che sicuramente li aiuterà.
Un giovane sacerdote domanda ancora a fra Elia: ” come si fa a portare la gente a Dio ?”.
Fra’ Elia sorridendo risponde: “ se la gente non viene in chiesa, dovete andare voi a prenderla. Conquistatela con il vostro amore ”.
Il sacerdote rincalza: “ ma noi parliamo tutti i giorni d’amore … diciamo che Dio è amore … ma le chiese restano vuote “.
Fra Elia, ribadisce: “ l’Amore si deve dimostrare con la dedizione, far sentire che la comunità ha bisogno di loro. Bisogna creare un rapporto d’amicizia andando nelle case, farsi invitare a pranzo e ascoltare le loro storie come amici. Bisogna conquistare la loro confidenza e farli anche divertire. Create occasione di incontri e anche di festa ".
Rivolgendosi ad un altro giovane sacerdote: “ quando sarai a tavola con quei due sposi, batti una mano sulla spalla del marito e gli dirai di non preoccuparsi che si tratta di una crisi passeggera. « ... lei ti vuol bene e tu fai meno l’orso! ». E vedrai che ti verrà a cercare ".
(Come faceva fratello Elia a sapere questo fatto ?)
E poi ad un altro giovane sacerdote: "… e tu vai a fare la confessione in uno spazio aperto. Non chiuderti in un confessionale. Se incontrerai delle donne attraenti, portale nel cuore come sorelle … non rifiutare sentimenti d’amicizia. L’Amore di Dio ti sosterrà e trasformerà i tuoi umani sentimenti in forza e coraggio per la tua missione “.
Sintesi di un’intervista.
Fra Elia: “ Sono qui di passaggio, sono venuto per conoscervi e per farmi conoscere.
Ero un semplice frate, mi mancava un anno per i voti perpetui. Io non ho chiesto niente al Signore, volevo vivere in modo semplice e pregare ... ma Lui ha disposto altrimenti.
Dopo tanto tempo, dopo tanta sofferenza e vita di tribolazioni, ho accettato ciò che lui mi ha dato”.
Domanda: “ Fra Elia, perché il Signore invia le stigmate ?”.
Risposta di fra Elia: “ Lui si serve di noi per far capire che Lui è vivo e vero ”.
Domanda: “ Come è avvenuto in te il cambiamento ? ”.
Risposta: “ Non mi sentivo più io ... a poco a poco ho iniziato a sentire una voce che mi chiamava e mi faceva fare tante cose ... mi ritrovavo a pregare ... dicevo cose che non venivano da me, così ho capito che dentro di me c’era un’altra persona che agiva al posto mio “.
Domanda: “ Come vivi ? ”.
Risposta: “ Io non sono capace di fare nulla. Faccio e dico solo ciò che mi suggerisce il cuore ed io e i miei confratelli e consorelle viviamo come il Signore ha deciso per noi.
E’ Lui che mi ha fatto il Convento, non io. E’ Lui che mi ha fatto Pellegrino nel mondo e per il mondo. E’ Lui che mi guida e mi nutre tutti i giorni “.
Domanda: “ Che forza ti danno le stimmate ?”
Risposta: “ Le Stimmate sono i marchi del Cristo e mi danno la forza di fare ciò che Lui vuole. Mi aiutano a distinguere tra malattia e possessione, di capire cosa i malati hanno dentro ... a volte, dall’alto mi si dice di scacciare il nemico da luoghi impregnati dal male, e sempre dall’alto mi arriva un aiuto per dare conforto alle persone, per combattere e liberare i posseduti ... E’ Dio che fa tutto questo, non io. Se io vedo ciò che nessuno vede, è per la Grazia di Dio e tutto va bene.
Ed è così per tutti. Se si usa il nome di Dio esclusivamente per comodo nostro tutto andrà male. Bisogna essere responsabili dei doni ricevuti e metterli al Suo servizio.
Ed ora preghiamo tutti insieme per le vostre intenzioni, per i bisogni di questa nazione così bella, per tutti i bambini ammalati del mondo, per tutti i bambini che non hanno speranza e per quelli per cui non prega nessuno “.