Dopo qualche tempo da questa esperienza ancora giovanissimo entra in un convento lombardo presso i Cappuccini e durante il periodo del noviziato (aveva 28 anni) riceve le stigmate, come certificato dall’illustre neurofisiologo Prof. Marco Margnelli (deceduto il 28 gennaio 2005) che lo ha seguito e controllato per molti anni, fino a tutto dicembre 2004. Poi è intervenuta la Chiesa e le relazioni eseguite dai medici inviati sono in suo possesso.
Da allora, ogni anno durante il periodo pasquale , Fratello Elia rivive sul suo corpo la passione del Signore (preceduta da una inedia e una mancanza di sonno assoluto di 40 giorni), dalla flagellazione alla ferita sul costato, trasudando siero e sangue profumato.
Ogni venerdì dell’anno le sue piaghe si aprono facendo fuoriuscire sangue e siero e ricominciano a cicatrizzarsi dopo qualche giorno lasciando dei segni ben visibili (Si rammenta che per definizione, una evidenza scientifica o una teoria scientifica si ritiene provata quando, con una esperienza o un esperimento RIPETIBILE dal un SOGGETTO o da CHIUNQUE ed OVUNQUE, è possibile ottenere i risultati predetti dalla teoria stessa o dell’evidenza analizzata).
Il frate Capuccino, infermiere di allora (a cui Elia si era rivolto senza capire alla comparsa di quelli che credeva semplici herpes) e altri due frati che ne erano stati testimoni, non informarono i loro superiori (e anche Fratello Elia non ne ebbe il coraggio) così ebbe modo di continuare il suo percorso di fede come ogni altro frate fino ai primi voti temporanei.
Quando venne informato che le sue piaghe non erano una forma di herpes, entrò subito in crisi. “Quelle cose” non le voleva accettare, non solo non se ne riteneva degno, ma non voleva assumersi la responsabilità di quello che potevano rappresentare.
La sua era una ribellione interiore, un tale deserto spirituale che un giorno il Signore in persona gli diede un sonoro mal rovescio per fargli aprire gli occhi. Fratello Elia avrebbe voluto essere un giovane FRATE come tutti gli altri e dopo l’ennesima crisi di profonda ribellione decise di lasciare il convento nella speranza che, rientrando nel mondo, tutto sarebbe tornato nella “normalità”.